La mia fuga sugli alberi by Alexandre Chardin

La mia fuga sugli alberi by Alexandre Chardin

autore:Alexandre Chardin [Chardin, Alexandre]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-03-23T12:00:00+00:00


Prima ancora che cali il buio, tutto il mio corpo urla di fatica. Stringo i denti e trattengo un urlo di dolore quando il sangue secco sulla schiena si scolla dal maglione. Nonostante questo, mi sento calma, serena. Divoro una scatola di merendine e salgo il più in alto possibile, sull’albero, per non rischiare di essere vista mentre mi do una ripulita. La freschezza delle salviettine mi fa rabbrividire, ma che gioia! E che orrore quando vedo il colore di quelle usate! Mi sa che puzzavo parecchio. Per fortuna mio fratello è stato sempre a distanza di sicurezza.

Indossare biancheria pulita è una delizia.

La foresta ora mi sembra più accogliente, meno ostile. I colori cambiano. Ci vorrebbe un nuovo aggettivo al minuto per descrivere la luce che si affievolisce, caricandosi di verde. Devono essercene tante sfumature quante sono le parole inuit per descrivere il ghiaccio. È buffo che si sia più interessati a quanto succede dall’altra parte del mondo che a quanto si trova a pochi metri da casa propria.

Sento il canto acuto di una civetta a pochi rami da me. Gli altri uccelli tacciono. Zampe invisibili si mettono in marcia. Tengo gli occhi chiusi e seguo con la mente i sentieri tracciati da mormorii e brontolii.

Mi siedo, mi lego con la corda, mi avvolgo nella coperta e mi abbandono al sonno.

All’improvviso mi arrivano degli artigli in faccia. Schizzo da un ramo all’altro con balzi prodigiosi. Al suolo, mio fratello corre e intanto mi incoraggia. Mio padre, invece, è seduto su un ramo sopra di me, e mi guarda severo mentre passo.

«Papà, aiuto!»

«Non ho tempo, Albertine. Sono un uomo impegnato.»

Vengo svegliata dal mio stesso urlo. Mi serve un po’ di tempo prima che il battito cardiaco torni a un ritmo ragionevole.

Dei passi! Stavolta non mi sbaglio. Sono passi umani tra le foglie. Con gli occhi sgranati scruto la notte, ma non vedo niente.

«Chi c’è?»

Non si muove più nulla. Il visitatore misterioso si è fermato. Aspetto un bel pezzo prima di rilassarmi. Quando riprendo a respirare, i passi si allontanano. C’era qualcuno, in effetti, ed era vicino.

Cambio posizione per cercare di non appoggiarmi alla corteccia con le mie ferite. Quando apro gli occhi, mi accorgo che ai piedi dell’albero c’è mio fratello, seduto contro il tronco.

«Sylvain?! Non mi molli più?»

Lui si alza.

«Ah! Certo che ti sei fatta una bella dormita! Pensavo che stessi facendo finta per non rispondermi.»

«Eri tu, stanotte?»

«Come? Dove?»

«C’era qualcuno sotto l’albero. Ho sentito dei passi…»

«Pensi davvero che metterei piede di notte nella foresta? Ma sei fuori?»

«Be’, cosa ci fai adesso lì? È presto, no?»

«Non riuscivo a dormire. Mi sono sognato almeno cento volte che cadevi. E niente… dovevo venire a controllare che stessi bene, ecco.»

«Anch’io ho avuto degli incubi.»

«Ho portato qualcosa per medicarti la schiena, guarda.»

Spalanco gli occhi. «Sul serio? Sei venuto fin qui per questo?»

«Ho raccontato a Pato cosa ti è successo e lui ha preparato tutto il necessario.» Solleva lo zaino e lo scuote. «L’unico problema è che devi scendere…»

«No! Sali tu!»

Scuote energicamente la testa. «Proprio no!»

«Allora passami lo zaino, me la cavo da sola.



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